L’integralismo islamico continua a balzare agli onori della cronaca. Le efferate uccisioni, in particolare di giovani donne colpevoli di voler vivere la loro vita, spesso “all’occidentale” resta un rospo troppo grande da ingoiare per le famiglie. Genitori che diventano carnefici delle stesse creature che con amore hanno generato. In Italia sono noti, purtroppo, i casi delle giovani Hina e Sanaa morte entrambe per mano dei rispettivi padri.
Altri casi smuovono l’opinione pubblica. Non ultima la storia di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, donna iraniana di 43 anni, madre di due figli, condannata per adulterio e per complicità nell’omicidio del marito. Per la quale è stata avviata una campagna di raccolta firme, anche su Repubblica.it, nel tentativo di salvarla dalla lapidazione. La sua colpevolezza tra l’altro non è certa, ma una disposizione della legge iraniana consente ai giudici di esprimere il loro giudizio soggettivo anche in assenza di prove certe e decisive.
Un esempio delle brutalità è il video di una lapidazione avvenuta in Iraq, vittima una giovane diciassettene. Immagini forti riprese con un telefonino, che attualmente stanno facendo il giro della rete.
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